trio
Troia interiore- università 1
di Skilem
29.09.2024 |
258 |
5
"Io rimasi un secondo stordita nel prendere coscienza che quel ragazzo che mi stava infilando il cazzo da dietro era probabilmente il figlio dello sconosciuto..."
Erano gli anni dell’università quando mi resi conto che la mia Troia interiore voleva qualcosa in più. Mi piaceva mettermi in mostra ed essere guardata anche se non ero certo una fotomodella neanche allora, ma ho sempre avuto un bel viso solare e labbra carnose.Era primavera inoltrata, avevano montato le impalcature per la ristrutturazione del palazzo dove vivevo con le mie compagne, e quella mattina mi rigiravo nel letto in mutande e magliettina, con le tapparelle non troppo abbassate e poca voglia di andare a lezione.
Il camminamento dell’ impalcatura era all’altezza del mio parapetto: potevo vedere la parte inferiore dei corpi degli operai.
Iniziai a fantasticare su quei corpi e la mia mano iniziò a giocare con il clitolide e i miei seni. Ansimavo senza preoccuparmi di tenere la voce bassa, anzi l’amplificavo: volevo che si accorgessero di me, volevo che mi guardassero, volevo eccitarli.
Il primo non ci mise molto ad accorgersi dei miei gemiti: si fermò al lato della finestra e mi guardava daigli spiragli che la parte alta della tapparella lasciava liberi.
Rendermi conto della sua presenza inizialmente mi aveva turbata, si sa, la fantasia e la realtà sono pianeti diversi e quando si incontrano non sempre la nostra mente reagisce nel modo che desideriamo.
Ma quella volta mi stupì di me stessa e la Troia interiore eccitata, che condivide con me questo morbido corpo, prese il sopravvento.
“ ti piace quello che vedi? “ mi uscì sfrontatamente dalle labbra umide e gonfie.
“Direi molto “ fu la sua risposta.
E allora mi alzai in ginocchio sul letto, presi Arturo ( il mio dildo di fiducia) e abbassai le mutandine e per strusciare quel fallo fucsia ,come i miei capelli, sulla mia fighetta che esplodeva di umori.
Si era spostato anche lui, mettendosi al centro della finestra e, stando sempre i piedi, mi mostrava come si toccava eccitato il cazzo ormai in evidente erezione dentro i pantaloni.
“Perché non mi mostri il tuo cazzo, o hai paura di prendere freddo..?”
Esito un attimo, probabilmente incredulo di come una mattina qualunque si stava evolvendo, guardando se ci fossero colleghi in giro e poi finalmente, uscì un bel cazzo gonfio che inizió a menarsi piano con una mano grande .
Mi avvicinai, sali sul mio tavolo da lavoro che era posizionato propri sotto la finestra, mi misi in ginocchio a gambe aperte e lo presi in bocca, assaggiando lenta la cappella, con piccole leccate, alimentando così sempre di più la mia Troia interiore che voleva arrivare a farsi scopare da quell’operaio sconosciuto.
Bastarono poche leccate conoscitive prima che la mia bocca si aprisse per ingoiarlo tutto fino alle palle. Misuravo la sua eccitazione nella mia gola, sentendolo pulsare, facendolo entrare e uscire dalle mie labbra fino a sbavare. Ci aveva preso gusto perché dopo poco pompava già in fondo alla mia bocca. Ogni colpo che arrivava infondo alla gola mi apriva sempre più la figa ormai gocciolante.
“ ma ti fai scopare signorina o mi fai solo un super pompino?”
“Prego si accomodi signor operaio edile, la mia fighetta non aspettava che questo”
Entró dalla finestra mostrandomi così la parte superiore del suo corpo: spalle larghe, petto ampio, pancetta morbida, calvo con una barba lunga ma curata, oltre la quarantina, sudato al punto giusto e con uno sguardo da chi la sa lunga. Eccitata a quella vista il mio corpo mi feca capire di aver fatto bingo!
Non ci furono presentazioni, solo la sua bocca trovó la mia e inizó a limonare duro, le sue mani a toccarmi ovunque, palpando sedere e seni, spingendomi contro il muro e ansimandomi addosso. Avevo la schiena al
muro, la sua lingua nella mia bocca: con una mano teneva la mia in alto, contro il muro, con l’altra infilava due dita nella mia figa pulsante e fradicia. Il suo cazzo fuori dai jeans si strusciava sul mio inguine bagnato e a piccoli colpi accarezzava il clitoride gonfio.
Di colpo e con forza mi giró di schiena, trascino il mio sedere verso di se, piegandomi con le mani al muro e me lo infiló dentro pompando subito a mille. Quel cambio di gioco inaspettato mi mando ancora più su di giri, facendomi urlare di piacere.
Le urla ormai erano al un volume notevole e avevano richiamato un altro collega che incredulo, in ginocchio sull’impalcatura, si godeva la scena in silenzio e con sguardo eccitato.
Probabilmente fu lui ad accorgersi della presenza del collega, perché rallentò lo sbattere del suo cazzo, mi giro con gentilezza e pendendomi tra le braccia da dietro mi presentò:
“ la signorina mi ha proposto una pausa deliziosa” poi rivolto a me “ signorina, regalerebbe questa delizia anche al mio collega? In team si lavora meglio”
lo disse mentre infilava sensualmente le dita nella mia bocca che ancora ansimava da quel piacere interrotto.
Iniziai a succhiargli le dita, mentre lui con l’altra mano mi titillava i capezzoli; da dietro il suo cazzo strusciava tra il culo e la figa sbrodolante, mentre io studiavo la nuova presenza.
Ormai la mia troia interiore non aveva più limiti, aveva strabordato tutta la sua libido: alzai le mani per richiamare a me il collega, che entro a fatica dalla finestra. Era più alto, anche lui ben piazzato di spalle, barbuto e capelli rasati, visibilmente più giovane.
Inizio subito a baciarmi mentre con le mani si toglieva il cinturone e pantaloni per liberare un cazzo già pronto.
Che efficienti questi operai!
Senti la presa da dietro venir meno: Il mio primo compagno si era allontanato, si spogliava lentamente guardandoci.
“Io prendo fiato figliolo, ora goditi un po’ tu questa brioscina “ poi rivolto a me guardandomi negli occhi, forte di avere un conto in sospeso, disse “ poi finiamo la colazione insieme, signorina” e spari in corridoio.
Io rimasi un secondo stordita nel prendere coscienza che quel ragazzo che mi stava infilando il cazzo da dietro era probabilmente il figlio dello sconosciuto che mi aveva appena scopato e che ora girava nudo per casa mia.
Ebbi pochi secondi per preoccuparmi: il ragazzo aveva cominciato a scoparmi, con una mano tiró il mio viso a se cercando il mio orecchio, mentre con l’altra mano sgrillettava il mio clitoride.
“Signorina, io la chiamerei più troietta, questa che si fa scopare da 2 sconosciuti entrati dalla sua finestra” e intanto che lo diceva leccava e ansimava nel mio orecchio “e allora fammi vedere come scopa questa troietta” sbattendomelo dentro a ripetizione mentre mi teneva ferma con le braccia grandi.
La mia troia interiore si sentì chiamata in causa a tutti gli effetti. Mi staccai dalla sua presa e mi voltai guardandolo “ signorina Troia, se non ti dispiace” e lo spinsi verso il tavolo obbligandolo ad appoggiarci sopra il culetto peloso. Mi chinai e decisa gli presi la cappella tra le labbra, con la lingua umida che la leccava, mentre non smettevo di guardarlo sorridendogli. Poi come un click inarcai la schiena, alzai il culo e lo presi tutto in bocca fino alle palle, avanti e indietro a ritmo. Lo avevo inchiodati al tavolo, mentre pulsava nella mia bocca e io sbavavo di piacere.
Senti mani grandi e ruvide sollevarmi i fianchi e con forza palparmi il sedere fino ad insinuarsi nella figa che pulsava ogni volta che il ragazzo mi spingeva il cazzo in fondo alla gola.
Il mio primo compagno era tornato e ora mi sbatteva il cazzo duro sui glutei schiaffeggiandoli.
Lasciai per un attimo il giovane cazzo pieno di saliva e guardando l’uomo dietro di me chiesi: “padre e figlio quindi?”
“ si signorina, piaciuta la sorpresa?”
L’eccitazione era ormai alle stelle, mi infilo in suo cazzo e urlai forte, e qualcuno dall’altro appartamento busso forte. Il figlio a quel punto infilo subito il cazzo nella mia bocca per non farmi urlare. Il mio orgasmo arrivo fortissimo crescendo in quel doppio ritmo sincronizzato che mi apriva, riempiva e soffocava. Mi scoparono così, per un po’, mi girarono e continuarono , finché quasi contemporaneamente mi sborrarono in faccia e sulla schiena.
Sfinita mi buttai sul letto, mentre i miei compagni riprendevano fiato. Piano si rivestirono; offri loro una doccia ma entrambi rifiutarono: volevano tenere l’odore di sesso addosso per il resto della giornata.
Il padre si avvicinò, mi diede una lecca alla fighetta stanca e mi bació a lungo con la lingua facendomi inarcare il collo “grazie della pausa signorina”. Il figlio intanto con una mano che stringeva un seno mi sussurro all’orecchio “ è stato un pompino da troia 5 stelle”
Mi lasciarono nel letto, salirono sul tavolo e sparirono dalla finestra, lasciandomi stordita, sfatta e goduta.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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